#REWIND / ECCO I TRE ARTICOLI DI #GO PIU’ LETTI DEL 2019

DALL’INTERVISTA A ROBERTO GIACOBBO ALLA “COLLEZIONE MANUNTA”: MA E’ LO “SCOOP” SUL CARTELLINO ROSSO UNESCO AL GEOPARCO DELLA SARDEGNA IL PIU’ VISUALIZZATO

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Il 2019 sta per concludersi e anche per #GO è tempo di bilanci: e nell’anno in cui sono stati frantumati tutti i precedenti record di “contatti unici” e visualizzazioni, ecco quali sono stati i tre articoli più letti in questi 12 mesi.

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L’INTERVISTA A ROBERTO GIACOBBO

di ALESSANDRO BALDASSERINI (10 GENNAIO)

CAGLIARI – Roberto Giacobbo è bravo: è avvincente. E convincente. Mentre lo ascolti ti viene in mente l’imitazione che ne faceva Maurizio Crozza, e scuoti la testa: no Maurì, stavolta hai “toppato”. Perchè Giacobbo crede in quel che dice e fa e te lo spiega, paziente e appassionato. Lui non “insegna” (eppure avrebbe i titoli per farlo) ma semplicemente vuol trasmetterti curiosità. Andare, per l’appunto, “oltre il confine” delle verità codificate. Apprezzo, anzi ammiro, la sua battaglia contro l‘autoreferenzialità di un certo mondo accademico. E anche nel corso della conferenza stampa di presentazione della puntata dedicata ai segreti e misteri di Sa Scaba ‘e Cresia (in onda giovedì 10 su Rete 4 nel corso di “Freedom- Oltre il confine”; il 24 gennaio, invece, da non perdere la trasmissione sulla Sardegna e le correlazioni con l’antico Egitto) qualche “sassolino” dalla scarpa se l’è tolto… Sassolino? Pietre: come quelle di Stonehenge. E da qui parte l’intervista.

– Salve Maestro!

“Ciao Direttore”.

– Toglimi una curiosità: quella storia di Stonehenge… Hai detto che in Sardegna ci sono siti molto più affascinanti e suggestivi.

“E’ vero. Molto più belli. E autentici. Qui c’è la Storia, lì le favole…”.

– Però in conferenza stampa l’hai detto sottovoce… Pudore?

“No, al contrario. Era per farmi sentire, e capire, meglio”.

– Questa me la spieghi…

“Sai quanti giovani ricercatori e professori universitari verificano e vagliano i testi delle puntate della nostra trasmissione? Sono 100. Ogni notizia, anzi ogni nostra parola che poi diremo, è valutata e soppesata”.

– Ebbene?

“Ebbene, sai quante volte mi sono sentito ripetere – specialmente dai prof in pensione – ah, ma questo quando insegnavo non glielo potevo dire…”.

– Morale della favola?

“Che ci sono delle verità che si possono soltanto sussurrare. Ma comprensibilissime per chi ha voglia di ascoltare”.

– In questo caso, qual è la verità?

“Che in Sardegna ci sono dei siti archeologici molto più suggestivi e scientificamente molto più interessanti e, ripeto, autentici di Stonehenge, dove le famose Pietre a terra furono ritirate su nel 1901 con le gru, altro che Mago Merlino… Ma sai qual è il problema vero?

– Dimmelo tu.

“Che in Sardegna quelle Pietre te le tirerebbero dietro, tante ne hanno di più belle e preziose. A Stonehenge, invece, hanno un milione di visitatori l’anno e con i soldi dei biglietti d’ingresso e dello shop, dove compri anche la bomboletta spray di vernice colore Stonehenge, ci pagano la manutenzione di tutti i musei del Regno Unito”.

– Bravi loro o noi… (censura)

“Il fatto è che siamo talmente immersi nella Bellezza da esserne ormai assuefatti. Un italiano, ma potrei dire un sardo, non sarà mai colpito dalla Sindrome di Stendhal: dentro ai musei ci vive tutti i giorni. Solo che noi, al contrario di inglesi e francesi, non sappiamo valorizzare i nostri tesori”.

– Discorso vecchio…

“Ma sempre attuale. Guarda la Sardegna: io ne sono innamorato da tempi non sospetti, quando non mi filava nessuno. Ha dei tesori inestimabili, ancora tutti da esplorare. Come la Grotta di Morgongiori”.

– Che esperienza è stata?

“Incredibile, magnifica. Siamo stati la prima troupe televisiva a scendere laggiù: un’esperienza indescrivibile. O meglio: vedrete tutto, ma proprio tutto, nel corso della puntata. A proposito, lasciami dire una cosa…”.

– Prego.

“Un plauso e uno speciale grazie al Sindaco di Morgongiori che ha sostenuto e fortemente voluto questa iniziativa. Sai cosa mi ha detto la prima volta che ci siamo visti? Il Comune non ha una lira, ma quel poco che ho intendo investirlo nella cultura piuttosto che spenderlo per un marciapiede nuovo”.

– Renzo Ibba, come suol dirsi un sindaco fuori dal… comune (vedi: #REPORTAGE / MONTE ARCI: IL “PARCO CHE NON C’E’” VUOL DIVENTARE REALTA’)

“Idee chiare e niente fronzoli. Vuole valorizzare il patrimonio culturale del suo territorio per creare sviluppo, reinserire i lavoratori over-50, incentivare i giovani a rimanere, recuperare il centro storico così da evitarne lo spopolamento. Un progetto serio, concreto: averne in Sardegna, ed in Italia, persone come lui”.

– E tu cosa gli hai risposto?

“Sindaco, il nome del suo Comune è quasi impronunciabile (Morgongiori, NdR) ma dopo la puntata di Freedom-Oltre il confine sarà famoso in tutta Italia”.

– “Qualcuno” direbbe che fai ascolti-record raccontando favole…

“Io racconto storie, vado alla ricerca di nuove verità oltre il confine dell’ufficialità. Non avesse fatto così, si fosse accontentata delle verità accademiche del suo tempo, Madame Curie non avrebbe mai scoperto la radioattività…”.

– Punti al Premio Nobel?

“Ahahah! No, io sono un tramite, intendo suscitare curiosità, interesse. Dare la possibilità a tutti di appassionarsi a un certo argomento. Del resto, in 20 minuti di ciascun servizio, di più non puoi fare. Ma è importante offrire questa possibilità a chi, per svariati motivi, non ha potuto studiare, approfondire”.

– La cosa che più ti ha soddisfatto in questa esperienza?

“In generale, sapere che l’11% dei giovani dai 15 ai 21 anni lasciano il computer per guardare in tv il mio programma. Non è poco, anzi…”.

– Raccontando favole?

“Gli inglesi e Stonehenge ti dimostrano che anche le storie vanno sapute raccontare come favole”.

Eh già: e a pensarci bene, è più facile che Mago Merlino abbia fatto volare le pietre di Stonehenge posizionandole a seconda dei solstizi e meridiani piuttosto che IGEA aggiusti due gradini a Porto Flavia… Ma questa è un’altra storia: più che una favola, una farsa.

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“SALVIAMO LA COLLEZIONE MANUNTA”

di ALESSANDRO BALDASSERINI (4 APRILE)

NEBIDA – Fine dei giochi, e dei “sogni”: la Direzione Generale del Ministero dei Beni Culturali, con una lettera che #GO pubblica in esclusiva (leggi qui: Maxi), ha detto “No” all’acquisto – da parte del Parco Geominerario della Sardegna – della prestigiosa Collezione Manunta, una delle più preziose, rare e complete collezioni mineralogiche d’Italia e, forse, del mondo. Sull’acquisizione o meno della raccolta si era acceso un vivace dibattito nei mesi scorsi: dopo che una prima iniziativa avviata dall’allora Commissario del Geoparco, Gian Luigi Pillòla, tesa a portare la Collezione – di proprietà del collezionista Antonio Manunta – in mani pubbliche era stata “congelata” dai suoi successori, era stato poi il Presidente Tarcisio Agus a manifestare l’impossibilità dell’acquisto stante il preciso divieto dell’Unesco Global Geoparks di partecipare ad operazioni di commercializzazione di minerali. Una motivazione apparsa ai più francamente risibile, dato che qui non si parla di commercializzazione bensì di musealizzazione, mettendo a disposizione dell’Umanità un patrimonio di valore assoluto ed evitando così il rischio di disperderlo o (peggio) di farlo finire in qualche collezione privata. Tant’è che lo stesso Agus, sulla spinta delle numerose Associazioni che sostengono il progetto della creazione del Museo Mineralogico della Sardegna, aveva successivamente assicurato il suo intervento presso l’Unesco e i Ministeri competenti per avere il “via libera” all’operazione. Invece, ecco la “doccia fredda” dei burocrati di via S. Michele: e stavolta la motivazione, più che risibile, è addirittura grottesca. Scrive infatti il Direttore Generale del servizio “Collezioni Museali”, tal Antonio Tarasco, che “non essendoci allo stato attuale sedi espositive di questa Direzione competenti per materia” a Iglesias, essa non autorizza l’acquisto salvo poi raccomandarsi al Polo Museale della Sardegna di “adoperarsi per l’applicazione di immediate forme di tutela della collezione in oggetto”… E qui siamo alla barzelletta, al record mondiale – ma che dico? Universale – di scaricabarile… Ignorando (o facendo finta di) che il Parco Geominerario ha già stanziato 600.000 euro per l’allestimento di un’adeguata “sede espositiva” nel Museo Mineralogico situato presso l’Isituto “G. Asproni” del capoluogo iglesiente, che avrebbe avuto così occasione di rilancio e valorizzazione a livello nazionale ed internazionale. Oppure – a pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina… – qualcuno aveva già “accarezzato” l’idea di portarsi via la collezione per esporla magari da qualche altra parte ed è stato frenato dall’esplicita volontà del sig. Manunta affinchè essa rimanesse patrimonio di Iglesias e della Sardegna tutta?

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Nel mondo dei collezionisti, la “Collezione Manunta” è particolarmente pregiata ed ambita: uno di essi giunse, per un unico “pezzo”, ad offrire 60.000 euro che – assicurano gli esperti – alla Fiera mineralogica di Tucson (l’appuntamento mondiale più importante del settore) potrebbero tranquillamente salire ad 80.000. Ma il valore di questa raccolta, messa insieme nel corso di oltre 40 anni di certosina ricerca, va ben oltre l’aspetto commerciale: dietro di essa non c’è solo la passione, ma la Storia, la Cultura e l’Identità di una comunità, di un’Isola. C’è il racconto millenario di un viaggio attraverso il Tempo. C’è il DNA, non solo morfologico ma anche – e forse soprattutto – antropologico, di un Popolo. C’è, insomma, il Passato che può tramutarsi ed evolversi nel “Futuro Possibile”. Composta da circa 4.500 “pezzi” (di cui 3.300 provenienti dalle miniere e dai geositi della Sardegna), la collezione – in un documento “riservato” del Parco Geominerario che qui pubblichiamo in anteprima (vedi qui: ParcoGeominerarioCollezioneManunta– viene definita “un patrimonio storico, scientifico e culturale di rilevante importanza”. Ma c’è di più: una perizia scientifica, sempre redatta da un esperto del servizio geologico del Geoparco, attesta l’unicità di almeno 50 “pezzi” della raccolta. Un valore, culturale ancor prima che commerciale, inestimabile. Il signor Manunta oggi ha 85 anni, sempre vispo malgrado gli inevitabili acciacchi dell’eta: finora ha sempre resistito alle “sirene” dei collezionisti privati. Ma, dopo questa incredibile e scellerata lettera, cosa farà?

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Eppure… Eppure chiudete per un attimo gli occhi e pensate: pensate a Nebida, alla Laveria Lamarmora restaurata e riqualificata, con il museo mineralogico dove far fare bella mostra di sè la Collezione Manunta, la sala convegni, il centro di documentazione, il book-shop, il centro ristoro e l’approdo, con la discenderia per trasportare i turisti in una sorta di funivia mozzafiato, come previsto dall’Accordo di Programma tuttora bloccato (leggi qui: #FOCUS / SARDEGNA: CONTINUA LO SCARICABARILE SUL RECUPERO DELLA LAVERIA LAMARMORA). Pensateci bene e riaprite gli occhi: sì, è solo un sogno. Un meraviglioso e fantasmagorico sogno. E si sa, i “sogni” non appartengono alle mediocri menti dei burocrati passacarte. Solo incubi.

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LO “SCOOP” DI #GO: IN ANTEPRIMA IL RAPPORTO DELLE COMMISSARIE UNESCO CHE DECRETA IL “CARTELLINO ROSSO” AL GEOPARCO DELLA SARDEGNA DALLA RETE MONDIALE

di HEARTonEARTH NEWS (10 SETTEMBRE)

“Given the situation that insufficient progress has been made on the recommendations of the last evaluation and the fact that there is not a unified territory with a common identity, no strategic approach on unifying or creating a common identity and a absolutely not appropriately equipped organization concerning human resources, both the revalidators see no possibility for advising the unesco global geoparks council a green card status”. (Marie Louise Frey e Cathrien Posthumus – Commissarie Unesco)

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Era atteso, era temuto: è arrivato. Il giudizio delle due Commissarie Unesco, Marie Louise Frey e Cathrien Posthumus, che a fine luglio hanno ispezionato il Geoparco Minerario della Sardegna è sferzante, impietoso ed imbarazzante. Il rapporto consegnato alla Commissione dell’Unesco Global Geoparks – che il 23 settembre a Siviglia dovrà decretare la conferma o l’esclusione del Parco Geominerario dalla Rete Mondiale dei Geoparchi Unesco – non lascia spazio ad interpretazioni. Il “report”, che #GO ha avuto in esclusiva, è composto da 28 pagine, ma sono le cinque righe della “Proposta Finale” a pagina 14 che sanciscono una sentenza inappellabile: Data la situazione in cui sono stati compiuti progressi insufficienti riguardo le raccomandazioni dopo l’ultima ispezione (2017, Cartellino Giallo) e sul fatto che non esiste un territorio unificato con un’identità comune, nessun approccio strategico per l’unificazione o la creazione di un’identità comune e un’organizzazione assolutamente inadeguata per quanto riguarda le risorse umane, entrambi gli ispettori non vedono alcuna possibilità di proporre al Consiglio Unesco Global Geoparks  di concedere il cartellino verde”. (Vedi foto)report1 Il che equivale, dopo il cartellino giallo comminato nel 2017, al cartellino rosso di una vergognosa espulsione. E’ Sardexit: il Parco Geominerario della Sardegna (il primo ad essere riconosciuto dall’Unesco nel 1998) non è più Geoparco Mondiale. La Commissione che si riunirà in Spagna tra poco più di dieci giorni, esaminerà e valuterà il rapporto e deciderà di conseguenza: pur se la “proposta” dei Commissari non è vincolante, è improbabile per non dire impossibile che la Commissione non la rispetti e non si adegui. Il Parco Geominerario, con due “cartellini gialli” (rimediati nel 2011 e nel 2017), è “recidivo” e non è contemplata la possibilità di dare 2 cartellini gialli consecutivi. Peraltro, la considerazione finale delle due esaminatrici è netta e non si presta ad equivoci: in più, è da ricordare che la Frey è uno dei 12 membri dell’Executive Board. C’è qualcuno che se la sentirebbe di smentirla e sconfessarla? Solo una volta, nel 2013, la Commissione non prese in considerazione la “proposta” dei Commissari, e anche in quel caso protagonista fu il Geoparco della Sardegna: fu quando Zouros letteralmente stracciò il “Rapporto Watson- Ruiz Conde” (con la spagnola che scoppiò in lacrime) che aveva proposto il cartellino verde, mettendo per ben due volte in votazione il cartellino rosso che fu evitato grazie alla fiera opposizione del Direttore del Geoparco delle Colline Metallifere, Alessandra Casini, che riuscì ad ottenere un compromesso: altri 6 mesi di supplemento d’istruttoria, che sfociò poi nel cartellino verde “sub judice” (condizionato al rispetto di 8 condizioni, ritenute “non completamente ottemperate” nel 2017) nel marzo 2014 a Sobrarbe. Vista la situazione, sperare in un secondo “miracolo” è semplicemente un’inutile illusione. Il destino è segnato: Agus e Pignatelli volevano uscire da Rosas e dal CICC di Carbonia, sono loro ad uscire dall’Unesco. E ora tutti a casa. Cartellino rosso: rosso di vergogna.

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